Già pronto il dopo Donadoni


A vederla così, in fondo, sono affari di famiglia. Un milanista (Van Basten) fa a pezzi un milanista (Donadoni) e apre un'autostrada a un altro milanista (Ancelotti). Con la benedizione, pare ovvio, del papà putativo che, manco a dirlo, è il quarto milanista della serie, e cioè Arrigo Sacchi. Scenario da apocalisse passata da un minuto o, a dirla diversamente, da day-after di Olanda-Italia. Con tutto quello che, nel Belpaese calcistico, ne consegue regolarmente. Processo e condanna. Anzi, spesso condanna senza nemmeno il processo.

Ma andiamo ai fatti: Donadoni, unico ct pro-tempore con un contratto fresco di rinnovo (ma con clausole di rescissione chiare), ha legato il suo futuro ai risultati. Se quest'Italia funziona, avanti tutti insieme. Altrimenti saluti, baci e sotto a chi tocca.
Che poi sulla porta, nel caso specifico, ci sia pronto il faccione aperto di Carlo Ancelotti non è esattamente un dettaglio. Anche perché il tecnico rossonero ha appena rifiutato un'offerta pazzesca del Chelsea e, parole sue, lascerebbe il Milan solo per la Nazionale o, in futuro, la Roma.

Logico, di qui, che la sua presenza in tribuna a Berna, con tutto quello che succedeva in campo, abbia subito scatenato voci e indiscrezioni sul futuro azzurro. E altrettanto logico è che i più nostalgici abbiamo già celebrato il funerale di Donadoni mettendosi in fila nella crociata pro-Lippi. Ancelotti o Lippi, nessun altro. Su Donadoni, almeno oggi, non scommetterebbe un euro davvero nessuno.

Poi, chiaro, molto dipende dalla Romania. Una vittoria sballerebbe nuovamente la Borsa dei ct o, a vederla diversamente, rimetterebbe tutto a posto. Ve lo immaginate il terremoto che provocherebbe la chiamata di Ancelotti in Nazionale? Panchina del Milan libera e altro giro di ruota. Da Lippi a Donadoni a Rijkaard, per arrivare perfino a Spalletti. Mica roba da nulla...

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